Leo Rubboli

Walter Morselli

Scritto tra 1968 e 1970

Stimo sia giunto il momento di tirar fuori dall’ingiusto oblio, che per tanto tempo l’ha sommerso nell’ombra, il nome e l’opera del pittore Walter Morselli. Un silenzio che mi è di gioia infrangere e che consentirà ai critici un maggior approfondimento sul suo “iter “ di pittore.
Morselli, uomo solitario, personalissimo artista, ha avuto bisogno di appartarsi, di lavorare in una vecchia cantina che ha luce da una piccola, bassa finestra, per dare sfogo alla sua poesia cromatica, lontano dai nasi schifiltosi di certi critici e dai caustici commenti di certi pittori.
Ha lavorato con impegno poi è apparso alla ribalta accolto dagli applausi di coloro che non lo avevano dimenticato.
Non è difficile parlare della sua pittura sempre pronta a cogliere i sentimenti in relazione segreta con le cose; è un’adesione amorosa; è la pennellata fatta armonia.
Morselli non infierisce contro gli sperimentalismi del momento, non giudica ma ascolta più che altro se stesso, interroga il proprio io, e immette un più sottile e palpitante alito umano, stabilisce un più intimo contatto con il soggetto, lo scruta con mediata simpatia.
E segue una sua poetica ben definita mantenendo coerenti le forme del suo linguaggio figurativo.
La materia è apparentemente dimessa, in toni discreti, senza mai cedere alle lusinghe di un colore inteso per sé.
Il contatto della luce con le cose, le quali interessano soprattutto per la qualità delle loro superfici, crea un mondo percorso da sottili vibrazioni, da fremiti, da brividi e quindi pieno di corrugamenti intrisi di una non comune sensibilità pittorica e umana.
E sulle cose la luce si rapprende, ristagna quasi in ascolto, in accenti smorzati ma evidenti che penetrano la materia.
La sua natura, dopo il lungo, volontario silenzio, si è manifestata migliore, più insinuante e affettuosa che imperiosa, nei nudi e nei ritratti; carica di sentimenti ed emozioni che il discorso pittorico regge bene.
Gli scorci inediti di borgate alpestri, le composizioni di natura morta scrupolosamente esatta senza essere realisticamente perfetta, i ritratti e i nudi studiati con quella sofferta partecipazione che trova il suo vitale centro poetico in quell’accordo, sempre felicemente perseguito, tra una lucida visione intellettuale, una volontà chiaramente sistematica e una trasfigurazione lirica ed infine le mucche al pascolo, nell’incanto di un giorno e di un’ora qualunque, fanno di Morselli il pittore che ha saputo trovare un accordo perfetto tra l’impressione visiva delle cose e l’emozione violenta che esse suscitano nel suo cuore.
Il suo linguaggio maturo, fatto si straordinaria abilità di disegno e di colore, è sentimentalmente velato spesso di malinconia ma è anche gioia di vivere, e luce calda e solare che scopre e ravviva il vecchio intonaco del vicolo, che impreziosisce il vecchio rame dell’anfora, che accarezza i corpi e i volti, che immerge in un pulviscolo irreale i pascoli.
Dalla sua appartata e orgogliosa solitudine Walter Morselli è rientrato ricco di annotazioni per dimostrare con quale profonda novità un moderno può interpretare i suggerimenti dei maestri del passato.